Riva Impresa Restauri Italia SRL sta mettendo a disposizione da diversi anni parte degli utili aziendali per la ricerca sperimentale nel restauro conservativo. Il fine è ricercare nuovi sistemi e testare scientificamente macchinari e prodotti su varie tipologie di materiali costituenti il bene culturale.
Il progetto di Casa Omenoni, nella nevralgica fase diagnostica e poi esecutiva, ha assunto carattere di interoperabilità e sinergia grazie alla collaborazione tra diverse figure professionali tra cui geologi, ricercatori, chimici e molte altre: si citi ad esempio l’ISPC CNR –Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale, Consiglio Nazionale delle Ricerche; o ancora l’Università degli studi della Tuscia, con il Laboratorio di Diagnostica e Scienza dei Materiali “Michele Cordaro” (DEIM) sotto la direzione dell’illustre Prof. Ulderico Santamaria.
L’edificio è sotto tutela e alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano, che in qualità di autorità competente alla tutela ha seguito il nostro operato con il condiviso obbiettivo di un attento e delicato restauro conservativo volto a una politica di sensibilizzazione della valorizzazione dei Beni Culturali. La “Casa degli Omenoni”, databile alla metà del cinquecento, prese il nome dalla sua originale fronte con grandi sculture di figure
allegoriche. Essa si trova nel centro di Milano e fu donata, nel 1546, dal governatore di Milano, Ferrante Gonzaga, a Leone Leoni detto l’Aretino. La fronte con i telamoni, su progetto dello stesso Leoni, fu commissionata allo scultore Giovanni Antonio Abbondio, detto l’Ascona.
Sono in ceppo gentile (arenaria dell’alta Lombardia) i telamoni, le modanature, il bugnato e la parte originale del basamento; la fronte del primo piano è ad intonaco con grassello e polvere di marmo; i fregi sotto-gronda sono di stucco; i balconi sono in beola grigia; i parapetti dei balconi e le inferriate sono in ferro battuto.
Le sculture presenti sul prospetto, in pietra arenaria (Ceppo Lombardo), presentavano uno stato di conservazione sottoposto al dilavamento e ai processi di decoesione e di solfatazione. Il degrado indotto dalla trasformazione del carbonato di calcio determina, in condizioni di dilavamento, la perdita di materiale costitutivo, che ne caratterizza le parti più esposte. Nelle aree più soggette a perdite di modellato scultoreo la materia subisce un’abrasione continua e il degrado della pietra arenaria determina, nelle zone dilavate, cromie molto più chiare rispetto al colore naturale della pietra.
Le problematiche enunciate hanno reso indispensabile l’utilizzo di strumentazione laser, poiché lo stato di disgregazione del Ceppo Lombardo non consentiva nessuna azione meccanica sulla superficie, né l’impiego di mezzi acquosi, per la presenza di sali solubili e delle componenti argillose dell’arenaria. Si avviarono così prove comparative negli effetti di pulitura di tre tipologie di laser: il THUNDER; il Laser EOS COMBO; infine, l’INFINITO laser. quest’ultimo fu quello selezionato, che già aveva dato un ottimo riscontro nel nostro cantiere sperimentale del Portale Arcivescovile sito in Corso Venezia 11, Milano. La pulitura Laser è stata sempre completata con il risciacquo delle superfici con acqua demineralizzata. L’abbondante presenza di Gesso come prodotto di neoformazione, ha comportato la continua formazione di gore, dovute alla migrazione dei sali solubili; perciò è stato necessario un ulteriore risciacquo con acqua demineralizzata ed Alcool Etilico al 98% (1:1 v/v), tamponando ove possibile con spugne in lattice.
Per quanto riguarda le lavorazioni sulle superfici lapidee ed intonaci, nelle tradizionali sequenze di pre-consolidamento, pulitura, incollaggio sigillature e stuccature, consolidamento in profondità e protezione delle superfici, si sono adottati nella fase di pulitura impacchi di materie campionate.